Come Funziona il Sistema di Votazione per il Presidente degli Stati Uniti?

Il sistema elettorale degli Stati Uniti per la scelta del presidente è complesso e unico. Spesso chiamato Sistema del Collegio Elettorale, differisce da un semplice voto popolare diretto, che sarebbe basato esclusivamente sul numero totale di voti ricevuti da ciascun candidato. Invece, coinvolge una rete di elezioni statali che assegnano dei “grandi elettori”, i quali votano formalmente per il presidente e il vicepresidente. Vediamo insieme come funziona questo meccanismo.

Il Collegio Elettorale: la Chiave del Sistema

Il Collegio Elettorale è composto da 538 grandi elettori. Ogni stato ha un numero di elettori pari al numero complessivo dei suoi rappresentanti al Congresso (senatori e membri della Camera dei Rappresentanti). La maggior parte degli stati utilizza un sistema di voto “winner-takes-all”, in cui il candidato che ottiene la maggioranza dei voti in uno stato riceve tutti i grandi elettori assegnati a quello stato.

  • California ad esempio, essendo lo stato più popoloso, ha 55 elettori.
  • Stati meno popolati come il Vermont o il Wyoming ne hanno solo 3.

Inoltre, il Distretto di Columbia (Washington D.C.) ha diritto a 3 elettori, anche se non è uno stato.

Fasi del Processo Elettorale

  • Elezioni Primarie e Caucus: Prima di arrivare al voto finale per il presidente, i partiti politici tengono una serie di primarie e caucus in ciascuno stato, dove vengono scelti i candidati alla presidenza per ogni partito. Questi processi variano da stato a stato, ma il loro scopo è quello di selezionare il candidato che concorrerà alle elezioni presidenziali.
  • Elezioni Generali: Le elezioni generali si tengono il primo martedì di novembre ogni quattro anni. In questa occasione, i cittadini statunitensi votano per un candidato alla presidenza. Tuttavia, come già menzionato, il loro voto non è direttamente per il presidente ma per una lista di elettori che sosterranno quel candidato nel Collegio Elettorale.
  • Voto del Collegio Elettorale: Dopo le elezioni generali, il Collegio Elettorale si riunisce a dicembre per votare formalmente il presidente e il vicepresidente. Un candidato deve ottenere la maggioranza dei voti elettorali, cioè 270 su 538, per vincere.
  • Ratifica del Congresso: Il voto del Collegio Elettorale viene ratificato dal Congresso a gennaio, momento in cui il vincitore diventa ufficialmente il presidente eletto. Il giuramento d’insediamento avviene il 20 gennaio dell’anno successivo.

Il sistema del Collegio Elettorale è stato oggetto di critiche per il fatto che può portare all’elezione di un presidente che non ha vinto il voto popolare. È successo nel 2000 con George W. Bush e nel 2016 con Donald Trump. In entrambi i casi, i candidati hanno vinto abbastanza grandi elettori per diventare presidenti nonostante abbiano perso il voto popolare nazionale. Questo ha suscitato dibattiti sulla necessità di riformare o abolire il Collegio Elettorale, ma finora non sono state introdotte modifiche significative.

 

Vantaggi del Collegio Elettorale

  • Bilancia l’influenza degli Stati: Stati meno popolosi ricevono un’attenzione maggiore dai candidati rispetto a quanto accadrebbe con un voto popolare puro, dato che ogni stato è importante per ottenere i voti elettorali.
  • Stabilità del sistema bipartitico: Il sistema tende a favorire i due principali partiti politici, il Partito Democratico e il Partito Repubblicano, riducendo la possibilità che un terzo partito influenzi in modo decisivo l’esito. Nella storia c’è stata una sola elezione in cui i voti di un terzo partito hanno influenzato in modo decisivo l’elezione del Presidente, e fu quella del 1912, quando Theodore Roosevelt, che aveva precedentemente servito come presidente repubblicano, corse come candidato di un terzo partito, il Progressive Party, noto anche come “Bull Moose Party”. Roosevelt infatti, scontento della presidenza del suo successore William Howard Taft, decise di ricandidarsi, ma perse la nomination repubblicana. Di conseguenza, fondò il Progressive Party e partecipò alle elezioni arrivando secondo dietro il candidato democratico Woodrow Wilson.  Roosevelt finì davanti al presidente in carica, William Howard Taft, dividendo di fatto il partito Repubblicano e permettendo l’elezione del candidato democratico.

 

Svantaggi del Collegio Elettorale

Discrepanze tra voto popolare ed elezione: Come accennato, è possibile che un candidato perda il voto popolare nazionale ma vinca comunque la presidenza, creando una percezione di ingiustizia tra i cittadini.Nella storia degli Stati Uniti, ci sono stati cinque casi in cui un presidente è stato eletto senza ottenere la maggioranza del voto popolare, grazie al funzionamento del Collegio Elettorale. Ecco i casi specifici:

1824 – John Quincy Adams: Questa elezione è stata particolarmente controversa. Nessuno dei candidati raggiunse la maggioranza nel Collegio Elettorale, quindi la decisione fu demandata alla Camera dei Rappresentanti, che scelse John Quincy Adams nonostante Andrew Jackson avesse vinto sia il voto popolare che quello elettorale (ma non con una maggioranza assoluta).

1876 – Rutherford B. Hayes: Hayes perse il voto popolare contro Samuel J. Tilden, ma vinse nel Collegio Elettorale dopo una controversa e contestata elezione, risolta da una commissione speciale del Congresso. Tilden aveva ottenuto più voti popolari, ma Hayes ottenne 185 voti elettorali contro i 184 di Tilden.

1888 – Benjamin Harrison: Harrison sconfisse il presidente in carica, Grover Cleveland, nel Collegio Elettorale, nonostante Cleveland avesse vinto il voto popolare. Harrison vinse 233 voti elettorali contro i 168 di Cleveland.

2000 – George W. Bush: In una delle elezioni più controverse nella storia moderna degli Stati Uniti, Bush vinse il Collegio Elettorale contro Al Gore, che aveva ricevuto circa 500.000 voti popolari in più. La Corte Suprema intervenne fermando il riconteggio in Florida, assegnando così i 25 voti elettorali di quello stato a Bush.

2016 – Donald Trump: Trump vinse il Collegio Elettorale con 304 voti contro i 227 di Hillary Clinton, nonostante Clinton avesse ottenuto circa 2,8 milioni di voti popolari in più rispetto a Trump.

 

Influenza sproporzionata degli Stati indecisi: Gli stati con un equilibrio tra voti democratici e repubblicani (detti “swing states”) ricevono una sproporzionata attenzione durante le campagne elettorali, lasciando in secondo piano quelli considerati sicuri per un partito. Gli swing states, noti anche come battleground states, sono stati che storicamente oscillano tra i due principali partiti politici, Democratico e Repubblicano, durante le elezioni presidenziali. Il margine di vittoria è generalmente molto ridotto, e di conseguenza, i candidati presidenziali concentran una parte significativa delle loro campagne elettorali qui, poiché possono decidere l’esito delle elezioni nel Collegio Elettorale. Florida, Pennsylvania, Michigan, Wisconsin, North Carolina sono stati che hanno spostato il loro voto decisivo da una parte all’altra negli ultimi anni, rendendoli centrali per l’ottenimento della maggioranza del collegio Elettorale

 

Il sistema di votazione per il presidente degli Stati Uniti è un intreccio tra democrazia diretta e rappresentativa. Il Collegio Elettorale rappresenta un compromesso storico per bilanciare gli interessi degli stati più piccoli e di quelli più grandi, ma continua a essere oggetto di discussione. Mentre alcuni lo considerano una protezione per garantire un’ampia rappresentanza regionale, altri lo vedono come una distorsione della volontà popolare. Nonostante i dibattiti, il Collegio Elettorale rimane il meccanismo che determina chi sarà il prossimo leader della nazione più potente del mondo.

 

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